
Gli animali vengono schiavizzati in molti modi. Le forme di sfruttamento più note sono quelle in ambito alimentare, nella produzione di tessuti e indumenti, negli esperimenti, nella vendita di animali “d’affezione", nella caccia e nella pesca, negli zoo, nei circhi e in altre forme di intrattenimento.
Ci sono però alcune tipologie di sfruttamento che sono meno conosciute, e che spesso non sono nemmeno riconosciute come tali.
Si tratta dell'uso di animali in ambiti come quello della pet therapy, il soccorso di persone in pericolo, il supporto e l’assistenza ai disabili, lo sfruttamento nelle forze dell’ordine, o per fini militari, quello in ambito multimediale, nel turismo o in progetti ambientali.
Anche l’addestramento cinofilo, la falconeria e l’equitazione spesso non sono riconosciute come forme di sfruttamento.
Effettivamente in tutti questi ambiti è possibile che a volte gli animali svolgano volentieri queste attività, sentendosi coinvolti e traendone persino dei benefici. Realisticamente però solo in una piccola minoranza di casi non ci sono danni e forzature.
Usare animali per uno scopo umano, qualunque esso sia, è per principio un’ingiustizia. Ma il loro sfruttamento quasi sempre porta anche a conseguenze dannose che derivano dall’usura, come nel caso dei cavalli "da lavoro" soggetti a danni e infortuni per il sovraccarico fisico, e dai pericoli a cui vengono esposti come nel caso degli animali utilizzati in operazioni militari per localizzare mine ed esplosivi, o quelli utilizzati per la ricerca e il soccorso in zone impervie o soggette a disastri naturali.
Questi animali sono costretti a servire gli esseri umani. Non viene loro lasciata la libertà di scegliere. Vengono sottoposti ad addestramenti forzati in modo autoritario e a volte anche violento.
A causa di condizioni invalidanti, innate o acquisite, gli animali non sempre risultano sfruttabili. Quando ad esempio diventano anziani e non sono più in grado di lavorare in modo abbastanza efficiente, diventano una spesa e un impegno inutile. C’è sempre quindi il rischio che chi li sfrutta se ne sbarazzi quando non sono più utili.
I cavalli in particolare, spesso trattati come mezzi di trasporto, se registrati come DPA (destinati alla produzione alimentare) possono essere macellati quando non più sfruttabili dall’industria ippica/equestre.
Una cosa a cui spesso non si pensa è il fatto che quando si intende portare avanti in modo continuativo un’attività che usa in qualche modo gli animali, questi devono necessariamente essere allevati. E’ così sia quando si tratta di attività a fini di lucro sia per attività istituzionali o finanziate con fondi pubblici.
L’allevamento comporta la riproduzione forzata degli animali, attuando fra l’altro una selezione genetica per predisporli alle caratteristiche che li rendono più funzionali allo scopo per cui vengono usati, rendendoli anche naturalmente più inclini a sviluppare disturbi e malattie come effetto collaterale.
Anche la necessità di trovare una sistemazione per gli animali a “fine
carriera” fa un danno perché sottrae ad altri la possibilità di essere
salvati e adottati.
Gli animali vengono usati anche nell’accattonaggio. Benché non sia sempre facile, è comunque possibile distinguere i casi di sfruttamento dalla semplice convivenza umana con un animale. Quando però si tratta di un cucciolo (cosa spesso illegale) è più probabile che sia in atto uno sfruttamento.
Molte persone non riconoscono queste pratiche come una forma di schiavitù degli animali e arrivano a giustificarle. In alcuni casi, come per i cani guida, i cani poliziotto o quelli usati nel recupero di persone disperse, si pensa che gli animali svolgano un lavoro utile e importante al contrario degli altri tipi di sfruttamento, considerati invece non necessari.
In realtà si tratta sempre di manifestazioni dell’idea degli animali come risorse e strumenti per gli esseri umani, dove gli animali vengono sfruttati a proprio vantaggio in modo coercitivo.
Considerare gli animali come “da” (“da guardia”, “da soma”, “da compagnia”, “da reddito” ecc…) riflette la mentalità che gli animali esistano per servire gli esseri umani.
E’ vero che tutte le forme di schiavitù degli animali sono da condannare, tuttavia non sono tutte ugualmente gravi. E’ giusto anche riconoscere la gravità della violenza e della sofferenza in ogni caso specifico di sfruttamento.
Articolo di AgireOra sullo sfruttamento dei cavalli: