31 agosto 2024

Il Mito della Natura nel Movimento Vegan


Tra i vegani è comune riscontrare una fallacia logica diffusa: l'idea che ciò che è "naturale" sia automaticamente giusto, sano e ideale. Questa visione, spesso con connotazioni metafisiche, evoca immagini di una natura perfetta e idilliaca, una sorta di "Madre Terra" sacra e incontaminata. Tuttavia, questa idealizzazione della natura, seppur popolare, è fondamentalmente irrazionale.

In realtà, la vita in natura è spesso brutale. Regna la legge del più forte, con violenza, avversità e scarsità di risorse come costanti. La sofferenza estrema è parte integrante della vita selvaggia, e la morte arriva molto presto per la maggior parte degli animali. La natura non può essere considerata un modello di giustizia.

Spesso si considera la natura selvaggia come la soluzione ai problemi causati dall'uomo, ritenendo che, data la crudeltà diffusa nella nostra specie e la sua distruttività, il mondo sarebbe migliore senza di noi. Questo rende comprensibile la diffusione di varie forme di misantropia e di critica alla civilizzazione, che però rischiano di alimentare una visione distorta della natura.

Il mito della natura come stato ideale influenza anche la visione del rapporto tra ecologismo e diritti animali. Un errore comune, anche tra i vegani, è l'associazione automatica tra animalismo ed ambientalismo. Molti credono che il rispetto per gli animali sia indissolubilmente legato alla protezione dell'ambiente naturale.

E’ vero che se si modifica drasticamente un ambiente, probabilmente gli animali che lo abitano ne risentiranno. Tuttavia, l’ambiente senza i suoi abitanti non avrebbe alcuna importanza, mentre gli interessi umani legati alla tutela ambientale non appartengono al veganismo.

Molti vegani tendono a fondere queste due cause, descrivendo l’ecologismo e la tutela ambientale come parti integranti del veganismo, assieme a modelli socioeconomici e stili di vita ispirati all’idea di natura (peraltro non sempre oggettivi o scientificamente fondati, e talvolta influenzati da credenze spirituali o da ideologie politiche).
Fra questi: la naturopatia e altre medicine alternative, la decrescita, la critica al consumismo, il boicottaggio delle multinazionali, i prodotti artigianali a discapito di quelli industriali, la contrarietà all’energia nucleare o agli OGM, l’agricoltura biologica e altri stili di agricoltura considerati più naturali e sostenibili.

Non è che il veganismo sia incompatibile con queste cose, ma non è neppure intrinsecamente legato ad esse: si può essere vegani e avere qualunque posizione in merito a cose del genere, semplicemente la scelta vegan non c’entra.

Un altro problema è la falsa idea che lo sfruttamento degli animali derivi da uno schema di pensiero che porta l'essere umano a sfruttare l’ambiente, gli animali, gli altri esseri umani e tutto ciò che lo circonda, cioè quella che viene chiamata la "logica del dominio”: un modo sbagliato di interpretare l’antropocentrismo.

Questa teoria però, sebbene sempre più popolare, trascura il vero nodo della questione: considerare gli animali come risorse anziché individui con diritti fondamentali la cui vita ha importanza in quanto esseri senzienti. Sostenere che per salvare gli animali serva combattere questa fantomatica “logica del dominio” non significa contrastare l’antropocentrismo ma alimentarlo.

Spesso si confonde la tutela delle specie con i diritti degli animali. Infatti, non ha alcun senso attribuire diritti alle specie: sono gli individui a vivere la sofferenza, a provare emozioni, a percepire bisogni e desideri. Per gli animali non è rilevante la sopravvivenza delle specie ma la propria sopravvivenza, e soprattutto la qualità della propria vita.

Confondere la protezione della natura con il rispetto degli animali è un errore comune, ma almeno i vegani dovrebbero avere chiara in mente la distinzione tra ambiente e diritti degli animali. Gli animali non sono semplicemente parte di un ecosistema, ma sono individui che fanno esperienze, che hanno interessi propri, e il cui rispetto non dovrebbe dipendere dalla protezione ambientale (semmai il contrario!). Considerarli come mere risorse naturali o parti di un ecosistema da conservare, a beneficio degli esseri umani o di un proprio ideale, è un esempio di antropocentrismo.

L'ambientalismo ha invaso il discorso animalista, portando a confusione e fraintendimenti. Pur essendo utile diffondere informazioni sui problemi ambientali causati dall'allevamento, è fondamentale mantenere la distinzione tra diritti animali e tutela dell'ambiente, evitando di confondere i due temi.

E’ importante sottolineare che si può essere vegani senza necessariamente abbracciare una visione idealizzata della natura. La scelta vegan si basa sul rispetto degli animali, non su una fede cieca nella "naturalità". La natura non è sempre buona o migliore e non dovrebbe essere considerata come un ideale etico da perseguire.


La sofferenza degli animali in natura
https://www.animal-ethics.org/animali-in-natura/