Approfondimento di “La Purezza Uccide"
E’ chiaro come in realtà il consumo e la produzione di qualsiasi cosa danneggi gli animali in qualche modo, ma ovviamente non tutto allo stesso modo. Oltre alle forme di sfruttamento e di crudeltà sugli animali più palesi, ne esistono certe che sono nascoste, alcune delle quali sono da evitare, per altre c’è bisogno invece di chiarire che sono esagerazioni, mentre altre ancora rientrano in una sorta di via di mezzo.
Questo è un elenco ricco ma non esaustivo. Miglioriamoci nelle nostre scelte individuali. Creiamo delle iniziative per rendere sempre più semplice l’evitamento anche di questi casi particolari ma non presentiamo agli altri il veganismo in questo modo.
• L'OLIO DI PALMA
L'olio di palma è accusato di essere responsabile dell'uccisione di animali (in particolare di oranghi) a causa della deforestazione. Ma per gli animali in realtà l'olio di palma non è diverso da qualsiasi altro prodotto vegetale. Per qualunque produzione vegetale vengono uccisi animali. La vita e l'esperienza di talpe, lepri, topi e ratti, uccisi ad esempio per la coltivazione di moltissimi prodotti vegetali in Italia, non è meno importante di quella di animali appartenenti a specie esotiche e più rare come gli elefanti e gli oranghi. Oltretutto va notato che il boicottaggio dell'olio di palma, lanciato inizialmente da associazioni ambientaliste non vegane, ha spinto diverse aziende a sostituire quello utilizzato come ingrediente in svariati prodotti con burro e altri grassi di origine animale.
• LE CAPSULE E LE CIALDE DI CAFFE' PER MACCHINETTA
Nonostante l'accusa rivolta alle capsule e alle cialde di caffè per macchinette di contenere grassi animali, a meno che questi o altri prodotti di origine animale non siano riportati nella lista degli ingredienti, si possono sempre considerare vegane. Nella produzione di alcune capsule e cialde potrebbero essere stati usati prodotti animali come coadiuvanti tecnologici ma si tratta nella maggior parte dei casi di scarti, i quali non incidono in modo rilevante sullo sfruttamento degli animali, e comunque questo aspetto non riguarda solo capsule e cialde ma praticamente tutte le tipologie di prodotto alimentare e non. Non si tratta quindi di un aspetto a cui serve fare attenzione, anzi questo tipo di approccio danneggia gli animali perché non ne salva
ma dissuade le persone dalla scelta vegan facendola apparire molto più
difficile di quanto non sia realmente.
• LO ZUCCHERO
Alcune persone sostengono che lo zucchero non sia vegan per via delle ossa carbonizzate impiegate nel processo di raffinazione. Si tratta per lo più di una fake news. In realtà le ossa in questione sono scarti utilizzati esclusivamente per la raffinazione dello zucchero di canna, quasi mai utilizzato in Italia (da non confondere con lo zucchero dal colore ambrato cosiddetto “di canna” che è in realtà del comune zucchero di barbabietola colorato). Negli ultimi decenni queste ossa sono state in gran parte sostituite da alternative di origine vegetale e minerale, e in quei pochi casi in cui ancora se ne fa uso si tratta di aziende che quasi certamente non producono e non vendono in Italia. In ogni caso lo zucchero non è un problema.
• IL FRUTTOSIO
Normalmente il fruttosio viene estratto da prodotti vegetali. Potrebbe essere estratto anche dal miele, ma plausibilmente ciò non viene mai fatto perché non sarebbe economicamente conveniente. Perciò non c’è motivo di preoccuparsi di una possibile origine animale del fruttosio.
• IL BOICOTTAGGIO DI REGIONI E PAESI
• LE AZIENDE COINVOLTE NELLA VIVISEZIONE
A volte si sente parlare del boicottaggio di paesi e regioni coinvolte in qualche forma di crudeltà particolare sugli animali (come la Spagna e altri paesi europei e sudamericani per le corride, il Trentino per le politiche ammazza-orsi, o la Cina per una serie di leggi e usanze particolarmente violente e crudeli verso gli animali) oltre che di aziende sotto boicottaggio internazionale per il loro coinvolgimento nella vivisezione.
In entrambi i casi il gioco non vale la candela: i motivi per boicottare praticamente qualsiasi paese (incluso quello in cui viviamo) non mancano, mentre le aziende sotto boicottaggio internazionale per la vivisezione sono moltissime, e così tutti i relativi prodotti, molto difficili da riconoscere ed evitare. L’effetto sugli animali è praticamente nullo. Un appello ad aderire a questi boicottaggi, associato al veganismo, diventerebbe solo un disincentivo a fare la scelta vegan.
Ad oggi, con così poche persone intenzionate a fare rinunce per arginare lo sfruttamento degli animali, e senza una strategia ben strutturata, questo tipo di boicottaggi risulta inefficace e anzi, può risultare controproducente per via dell’enorme difficoltà di individuare ed evitare i prodotti.
Perciò attualmente questi boicottaggi non servono. Ciò nonostante non si può escludere che in futuro possano diventare di una qualche utilità. Più che come un’indicazione su come selezionare i nostri consumi, prendiamole quindi come informazioni sulle quali potrebbero nascere iniziative più efficaci in futuro.
Lista dei marchi sotto boicottaggio per il loro coinvolgimento nella vivisezione:
https://www.lavocedeiconigli.it/lista_della_morte.htm
• I PRODOTTI VEGANI DI AZIENDE CRUDELI
• LE AZIENDE CHE ATTUANO COMPORTAMENTI SCORRETTI
• LE ATTIVITA’ CHE SFRUTTANO DIRETTAMENTE ANIMALI
Sempre più spesso anche le aziende crudeli, cioè i negozi, i ristoranti e le imprese produttrici specializzate nello sfruttamento degli animali, offrono prodotti vegan (alcuni esempi sono Parmalat, Amadori, Findus, tutti i fast food più famosi, ma anche alcuni marchi maggiormente insospettabili come Alpro (proprietà di Danone) o Sojasun e Sojade (proprietà di Olga), e così la maggior parte dei marchi di prodotti vegani - nota: il Gruppo Tonazzo proprietario del marchio 'Kioene' ha recentemente riconvertito la sua produzione abbandonando completamente l'allevamento e la vendita di carne.
Esistono anche aziende che, pur essendo vegane, attuano comportamenti scorretti e dannosi per gli animali, come ad esempio la diffusione di informazioni errate sul rispetto degli animali, o il finanziamento di associazioni per la ricerca che non escludono l’uso di animali negli esperimenti (e di conseguenza la finanziano).
In tutti questi casi le aziende non vanno necessariamente boicottate e non è un bene per gli animali dire alle persone, soprattutto se non vegane, che queste aziende siano da boicottare. Ovviamente si può scegliere di non acquistare prodotti di alcune o di tutte queste aziende, ma non dobbiamo far diventare questa scelta un aspetto imprescindibile del veganismo per non diventare controproducenti per gli animali.
Altro discorso sono i ristoranti che servono selvaggina, o che possiedono un allevamento di qualche tipo (incluse le arnie per il miele) come anche gli agriturismi con allevamento annesso, o i resort, gli sport club e i club ricreativi che offrono la possibilità di praticare la caccia e/o la pesca ad esempio attraverso corsi e strumentazioni. In questi casi è molto meglio, nonché importante, accertarsi che le attività a cui diamo i nostri soldi non siano di questo tipo, sia per il nostro maggiore potere come clienti, essendo solitamente attività più piccole, sia perché è più fattibile attuare una selezione.
• I FARMACI
Alcuni prodotti legati a forme di crudeltà e sfruttamento di animali più nascoste sarebbero da evitare ma, a causa della necessità che se ne può avere, dichiararli incompatibili col veganismo complicherebbe parecchio questa scelta o la renderebbe impraticabile.
E’ il caso dei farmaci, il cui consumo andrebbe ridotto all’essenziale, ma che essendo a volte necessari per la salute, diventerebbe fortemente controproducente affermare che per essere vegan non si possano mai consumare. Il veganismo acquisirebbe la reputazione di essere pericoloso per la salute umana e ciò allontanerebbe certamente le persone da questa scelta.
Per minimizzare il proprio impatto negativo sugli animali, quando necessari bisogna preferire i farmaci generici nonché quelli senza ingredienti animali (particolarmente frequenti sono lattosio e gelatina).
I farmaci andrebbero presi il meno possibile per evitare di dare soldi all’industria farmaceutica, che utilizza animali negli esperimenti. Il motivo per cui, quando necessari, bisogna preferire i farmaci generici è quello di non stimolare la messa in commercio di nuovi farmaci, ciascuno dei quali verrà testato su animali, restando invece su quelli con formulazioni vecchie che anche se testati in passato non lo saranno più.
Informazioni sui farmaci e la vivisezione:
https://www.novivisezione.org/info/generici.htm
• IL PET FOOD
Per quanto riguarda il cibo per animali andrebbe scelto, o almeno provato, quello vegan. Se non è possibile sceglierlo è bene cercare di evitare i marchi delle aziende che eseguono test su animali.
In Italia, gli scarti (o sottoprodotti) di origine animale sono classificati in base alla normativa dell’Unione Europea (Regolamento CE n. 1069/2009) che stabilisce tre categorie principali:
Categoria 1: sottoprodotti ad alto rischio sanitario che normalmente devono essere distrutti e smaltiti in un certo modo per eliminare rischi di diffusione. Non esiste un mercato per questi scarti ma solo costi di smaltimento.
Categoria 2: sottoprodotti destinati principalmente ad usi non alimentari come fertilizzanti e biogas. Di solito devono essere sottoposti a trattamenti per rimuovere rischi sanitari. Anche per questi scarti quasi mai esiste un vero e proprio mercato, mentre il ricavo è basso e pressoché irrilevante.
Categoria 3: si tratta di scarti che non presentano un rischio significativo per la salute umana o animale. Come i sottoprodotti appartenenti alla categoria 2, anche quelli appartenenti alla categoria 3 sono destinati principalmente ad usi non alimentari per gli esseri umani, ma per questi esiste un vero e proprio mercato, sebbene relativamente piccolo e non significativo per l’esistenza degli allevamenti. La carne usata per produrre cibo per animali appartiene a questa categoria.
Marche di cibo per animali vegan e informazioni sulla vivisezione:
http://www.consumoconsapevole.org/pet_food_e_vivisezione.html
• GLI ALCOLICI
I prodotti di origine animale sono a volte nascosti.
Uno di questi casi riguarda i prodotti animali non di scarto impiegati come coadiuvanti tecnologici (quindi non elencati tra i componenti e gli ingredienti ma utilizzati nel processo produttivo) come ad esempio quelli usati per la chiarificazione di birra e vino.
In questo caso ci si è organizzati con l’iniziativa del sito barnivore.com. Non è necessario che vini e birre abbiano alcun marchio o certificazione, basta controllare su barnivore.
Per quanto riguarda l’aceto di vino il discorso è simile, ma al momento non esiste alcuna iniziativa per distinguere quelli vegan da quelli non vegan. Comunque siccome per la maggior parte dei vini non vengono utilizzati prodotti animali nel processo produttivo, plausibilmente anche per la maggior parte degli aceti di vino non vengono utilizzati prodotti animali. In ogni caso non si tratta di qualcosa che ha rilevanza per gli animali e anzi, questo aspetto potrebbe diventare un disincentivo a fare la scelta vegan se incluso nel veganismo.
Articolo di AgireOra sugli alcolici e “barnivore.com"
https://www.agireora.org/vegan/barnivore-alcolici-vegan-3014.html
• I TATUAGGI
Alcuni tipi di inchiostro per tatuaggi possono contenere ingredienti di origine animale.
Per evitarli bisogna quindi leggere la lista degli ingredienti degli inchiostri che vengono utilizzati.
I test sugli animali invece non sono un problema, perché il loro consumo non incrementa la vivisezione, così come non è un problema la glicerina, perché di solito non è di origine animale, ma anche quando lo è si tratta di scarti che non incidono sul numero di animali allevati.
• I PRESERVATIVI
• I GUANTI IN LATTICE
Per la maggior parte dei preservativi e di altri materiali in lattice, come i guanti usa e getta, viene utilizzata caseina nel processo produttivo. La caseina è una proteina contenuta nel latte e non si tratta di uno scarto. Sia i preservativi che i guanti in lattice ad uso medico sono classificati come dispositivi medici, e in quanto tali possono essere sottoposti a test su animali.
E’ possibile però trovare prodotti in commercio per i quali non è stata utilizzata caseina nel processo di produzione e che non sono testati su animali. Per quanto riguarda i preservativi alcune marche dichiarano questi standard, mentre per i guanti in lattice (e prodotti similari) invece se si vuole selezionare quelli non testati su animali e per cui non è stata usata caseina bisogna chiedere al produttore.
Pagina di AgireOra Edizioni dove poter trovare preservativi vegan e cruelty-free:
https://www.agireoraedizioni.org/preservativi-vegan/
• LE SIGARETTE E IL TABACCO
Quasi tutte le marche che producono tabacco e sigarette conducono test su animali, li commissionano o finanziano la vivisezione, ma ce ne sono sempre almeno un paio che non lo fanno. Non sono sempre le stesse, cambiano nel tempo, per cui bisogna informarsi e rimanere aggiornati.
Inoltre vengono spesso usati additivi di origine animale. E' comunque possibile selezionare e scegliere quelle che non li usano.
• GLI ADDITIVI
Gli additivi nei cosmetici e nei prodotti alimentari, spesso presenti nella lista degli ingredienti con sigle che iniziano con la lettera “E” seguita da numeri e a volte altre lettere, possono essere di origine animale. Ce ne sono tanti, difficili da riconoscere e ricordare, alcuni dei quali potrebbero essere di origine animale come no.
Va detto che per molti di questi casi in realtà vengono usati degli scarti, i quali hanno un basso impatto sugli animali.
Per quanto riguarda gli additivi risulta quasi sempre troppo difficile riconoscerli e inutile evitarli allo scopo di salvare animali.
Sito in cui è possibile cercare ingredienti e additivi alimentari e scoprire la loro origine:
http://www.food-info.net/it
• LO SFRUTTAMENTO DI ANIMALI NELLE PRODUZIONI VEGETALI
Un ambito particolare è quello degli animali sfruttati per la raccolta, il trasporto e la coltivazione di prodotti vegetali. Sebbene questa pratica sia ormai poco diffusa, ciò viene fatto per una gran varietà di prodotti. Non sempre per la stessa tipologia di prodotto vengono usati animali per cui bisognerebbe individuare ed evitare esclusivamente quelli delle aziende che li sfruttano.
Si tratta soprattutto di prodotti alimentari, ma non solo. Alcuni esempi sono le scimmie sfruttate in Thailandia per la raccolta del cocco e gli asini sfruttati in Messico per trasportare le pesanti foglie di agave che vengono tagliate per produrre tequila.
In questa categoria potremmo inserire anche gli insetti usati come antagonisti dei parassiti delle piante in molti tipi di coltivazione, una pratica ancora poco diffusa ma in aumento, nota come agenti per il controllo biologico degli invertebrati (IBCAs).
Apparte l’uso degli insetti, si tratta di un fenomeno limitato e in diminuzione, ma risulta molto difficile riconoscere ed evitare gli specifici prodotti in questione, ancor più se includiamo tutti i derivati di questi prodotti.
E’ un bene impegnarsi a farlo ma non lo è dire che per essere vegan si debba fare per forza così. Soprattutto è un male per gli animali affermare che tutta una categoria di prodotti non sia vegan perché è falso e perché sarebbe certamente un danno alla causa animale.
L'utilizzo di animali nelle produzioni vegetali è spesso legato a motivi economici, logistici e geografici, come la difficoltà di accesso ai campi con veicoli motorizzati, il terreno accidentato, o le tradizioni agricole locali. Tuttavia, con l'avanzare della tecnologia e la meccanizzazione dell'agricoltura, l'uso degli animali in queste pratiche è diminuito in molte aree del mondo.
Oltre ad iniziative ben pianificate per il riconoscimento e il boicottaggio delle aziende che producono vegetali sfruttando animali, servirebbero anche iniziative volte alla transizione verso metodi che non prevedono l’uso di animali e al divieto giuridico dell’uso di animali in questi settori.
• IL TARTUFO
Il tartufo non può essere considerato vegano perché per la sua raccolta vengono sempre utilizzati animali (cani selezionati o più raramente maiali) i quali sono spesso gravemente maltrattati. L’uso di animali per la raccolta del tartufo è sia una consuetudine che una necessità per ottenere profitto dal loro commercio, inoltre è recentemente diventato un obbligo di legge in Italia, che è considerato il paese principale produttore mondiale di tartufi. Esistono allevamenti specifici per i cani “da tartufo”. Oltretutto, spesso i cercatori di tartufo sono anche cacciatori. La produzione di tartufo è anche legata all’uso di bocconi avvelenati da parte degli stessi cercatori di tartufo per l’eliminazione dei cani sfruttati dalla concorrenza. Evitare il tartufo è abbastanza semplice perché il suo consumo è molto limitato e, tra l’altro, come alternativa esiste l’aroma che non viene da veri tartufi. Qualora venisse sviluppato e diffuso un metodo per la raccolta o la coltivazione di tartufi che non preveda l’uso di animali, e qualora non sia più obbligatorio per legge sfruttare gli animali per la raccolta di questo fungo, allora diventerebbe un prodotto vegano, con eccezioni crudeli da identificare ed evitare.
Articolo di AgireOra sui bocconi avvelenati con informazioni sul coinvolgimento dei cercatori di tartufo:
https://www.agireora.org/info/news_dett.php?id=627
• LA COCCINIGLIA
Un caso particolare di additivo è la cocciniglia (rosso carminio E120 e gommalacca E904) che si può trovare spesso in dolci e dolciumi, nei chewing-gum e in alcune bibite.
E’ da considerare in modo diverso dalla maggior parte degli additivi perché non si tratta di uno scarto con poca o nessuna rilevanza sul numero di animali allevati e uccisi ma di una sostanza estratta da insetti che sono allevati apposta per questo additivo e anche in un numero molto grande essendo molto piccoli.
• LE FARINE D’INSETTO
Recentemente sono state approvate per la messa in commercio negli stati dell’UE le farine di alcune specie di insetti ad uso alimentare umano. In Europa si tratta ancora di un mercato molto piccolo, per cui è raro trovarne nei prodotti che acquistiamo. Tuttavia possono essere presenti in quasi tutti i prodotti elaborati, ma in particolare in quelli proteici come pasta proteica, bevande proteiche e barrette proteiche. Il loro nome nella lista degli ingredienti è: Locusta migratoria, larva di Tenebrio molitor (larva gialla della farina), Acheta domesticus (grillo domestico) e larva di Alphitobius diaperinus (verme della farina minore).
• LE AZIENDE OGGETTO DI CAMPAGNE DI PRESSIONE
A volte è utile evitare i prodotti e i servizi di certe aziende, anche se sono vegani.
Si
tratta ad esempio dei prodotti e dei servizi offerti dalle aziende
oggetto di campagne di pressione in corso (come attualmente lo sono
Hermés e Harrods per via della vendita di capi in pelliccia - nota: Max Mara è recentemente diventata fur-free).
Se il boicottaggio è
ben studiato in tutti i suoi aspetti e potenzialmente utile per salvare
degli animali, in questo caso le aziende vanno effettivamente boicottate
ed è bene diffondere il boicottaggio.
• I PRODOTTI ANIMALI NASCOSTI
A volte, alcuni ingredienti di origine animale vengono utilizzati in piatti e prodotti insospettabili. Ad esempio la gelatina nelle caramelle, il latte nelle patatine (raro), l’uovo nel cono gelato, il latte in miscele, capsule e cialde al ginseng, la vitamina D3 (nella versione non vegana) e il latte in polvere nei cereali per la colazione e il miele nelle barrette dolci croccanti fatte con semi e frutta secca. In generale comunque, se sul prodotto c’è scritto "vegan" o "100% vegetale" allora è vegan per
forza, altrimenti se c’è scritto ad esempio “vegetale” o “vegetariano"
potrebbe non essere vegan per cui vanno letti gli ingredienti. Nei bar e nei ristoranti attenzione poi al burro utilizzato per mantecare i risotti, ai pezzi di tonno, uova sode e/o mozzarella nelle insalate, a strutto, latte e uova nell’impasto di pizza, pane, piadine e altri prodotti da forno come taralli e grissini (integrali e non) e agli stuzzichini degli aperitivi, da richiedere vegani senza aspettare che vengano scelti e serviti dal locale.
Nonostante siano casi rari, attenzione anche a: candele fatte con cera d’api; spazzole e pennelli fatti con pelo e setole animali; ciglia finte fatte con peli animali; bastoncini d'incenso contenenti miele; oggetti e accessori fatti con seta, pelle, lana, pelo, piume, avorio, perle o madreperla.
Attenzione poi all’ecopelle che (diversamente dalla similpelle) non è di origine vegetale o sintetica ma è di origine animale.
• I COSMETICI
• I DETERSIVI
• GLI INTEGRATORI
I prodotti animali possono anche essere presenti tra gli ingredienti e i componenti dei prodotti ma essere difficilmente riconoscibili, come ad esempio quelli usati nei cosmetici, più raramente nei detersivi, difficili da individuare perché scritti in codice INCI o addirittura assenti sulle confezioni nel caso dei detersivi, oppure gli integratori di derivazione animale, come nel caso dell’omega3 e della vitamina D3 che possono non essere vegan.
Può fare la differenza per gli animali fare attenzione a questi componenti di origine animale. Inoltre gli integratori possono essere prodotti da case farmaceutiche e possono essere testati su animali.
I cosmetici e i detersivi cruelty-free sono quelli che hanno aderito allo standard internazionale “Non Testato su Animali” con certificazione ICEA-LAV per l’Italia, o con autocertificazione di adesione agli stessi criteri dello standard (senza controlli ma legalmente vincolante e gratuita). Questi marchi si trovano nella lista VIVO, oltre che sulle liste Leaping Bunny e NatureWhatch. Tutti gli altri cosmetici e detersivi venduti in Italia e in Europa non possono essere considerati cruely-free a prescindere da qualunque bollino, dichiarazione, certificazione, adesione a liste ecc.
Sarà così almeno fino a che non verrà attuato in modo certo e definitivo un divieto di test su animali per tutte le nuove sostanze utilizzabili come componenti di cosmetici e detersivi e fino a che non verranno vietati i test sul prodotto finito negli stati in cui possono essere venduti questi prodotti.
Lista VIVO dei prodotti cruelty-free e informazioni sul tema:
http://www.consumoconsapevole.org/cosmetici_cruelty_free/lista_cruelty-free.html
Pagine dove si possono trovare integratori vegan e cruelty-free:
https://www.agireoraedizioni.org/integratori/
https://www.piattoveg.info/raccomandazioni.html
https://www.scienzavegetariana.it/sport/integratori.html
• LE ASSOCIAZIONI PER LA RICERCA E IL 5XMILLE
Una cosa importante da evitare è quella delle donazioni alle associazioni per la ricerca che finanziano la vivisezione, donandoli piuttosto a quelle che non la finanziano, ed evitare di donare il proprio 5xmille con la dichiarazione dei redditi alle medesime associazioni e alle università ad indirizzo biomedico evitando inoltre di scegliere solo il settore (sanità, ricerca scientifica, volontariato) senza mettere preferenze, perché gran parte del totale andrà a chi finanzia la vivisezione.
Informazioni sul legame tra la vivisezione, le associazioni per la ricerca e il 5 per mille:
https://www.novivisezione.org/campagne/ricerca_di_base.htm
Ultimo aggiornamento: 29 dicembre 2024