09 febbraio 2023

Il Futuro è Vegan

Il futuro è vegan (probabilmente).
Sul serio. Non si tratta solo di uno slogan. Con buone probabilità gli stessi principi filosofici del veganismo verranno integrati nella cultura della società e qualunque forma di sfruttamento e di crudeltà verso gli esseri senzienti non umani di ogni specie non sarà più accettata e sarà abolita.

Alcune persone lo affermano già da un po’ di anni ma ad oggi questa sembra ancora un’utopia irrealizzabile. In realtà esistono ragioni fondate per crederlo.

Ovviamente non si tratta di un futuro immediato. E’ una trasformazione che avverrà gradualmente, almeno nell’arco di uno o due secoli: un tempo abbastanza breve se si pensa che gli esseri umani hanno sempre sfruttato e ucciso gli altri animali.

C’è chi non la pensa così. Alcune persone pensano che non succederà mai. Altre invece credono che accadrà addirittura molto prima. Chiaramente nessuno può sapere con certezza cosa succederà, né se davvero il mondo diventerà vegan, ma esistono validi motivi per credere che questo, probabilmente, è proprio il futuro dell’umanità.

In ogni caso possiamo considerare il fatto che mentre avere aspettative troppo ottimistiche porta presto o tardi ad una delusione, se si parte da aspettative troppo pessimistiche si finisce per farsi sorprendere dai cambiamenti positivi che già si possono notare nella società.

Molti paesi nel mondo hanno vietato gli allevamenti per la produzione di pellicce.
La maggior parte dei grandi marchi, delle catene di negozi, degli stilisti e delle case di moda ha abbandonato l’uso delle pellicce. Il loro commercio è ora persino vietato in alcuni stati e città.
Questa industria, che qualche anno fa stava rimontando grazie al lancio di capi con inserti in pelliccia, adesso sembra vicina alla sua fine.

Diversi paesi hanno vietato i test su animali per la sperimentazione dei cosmetici.
Nuovi metodi alternativi alla vivisezione stanno venendo sviluppati e validati.
Sempre più nazioni stanno vietando l’uso di animali nei circhi mentre alcune stanno iniziando a limitare fortemente la vendita di animali “d’affezione”.

Si stanno sviluppando e mettendo in pratica metodi contraccettivi innocui, più sicuri e più efficaci per la convivenza con gli animali selvatici e in sostituzione ai metodi letali per gli animali che vivono nelle città come colombi, topi e ratti.

Al posto di zoo, acquari e parchi con animali stanno sorgendo innovative strutture senza animali con simulatori, cinema 4D, realtà virtuale e realtà aumentata.

La caccia e la pesca “sportiva” sono in costante declino.
Anche il fenomeno del randagismo sta venendo affrontato in modo sempre più etico ed efficace.

Cresce la sensibilità animalista e la consapevolezza verso tutte queste forme di crudeltà e sfruttamento degli animali, compreso quello per il settore dell’alimentazione, mentre
aumentano i vegani nel mondo, e aumenta anche la domanda e l’offerta di alternative vegetali analoghe ai prodotti animali nei negozi, nella ristorazione e nelle mense.

Certamente esistono anche casi di passi indietro, tuttavia nei suddetti ambiti l’andamento generale è migliorativo.

Ma l’idea che il futuro è vegan non si basa su questi cambiamenti. Infatti i progressi realizzati fino ad ora, da soli, non danno molte indicazioni su quale sarà la tendenza futura.

Se per farci un’idea del futuro ci basassimo solo sui cambiamenti in atto potremmo addirittura pensare che la crudeltà sugli animali non è destinata a diminuire ma persino ad aumentare. Questo perché alcune cose nel mondo stanno cambiando in peggio.

In particolare, stanno aumentando gli animali allevati e uccisi su scala globale a scopo alimentare. Ciò avviene a causa dell'aumento del consumo di prodotti di origine animale in alcuni paesi attualmente in crescita economica, nei quali anche la popolazione è in forte aumento.

Tuttavia se pensiamo che questo significhi che il futuro dell’umanità non è vegan ci stiamo sbagliando. Questo trend infatti è destinato ad invertirsi.

Per quanto riguarda l’aspetto demografico, secondo le previsioni più accreditate, la popolazione umana globale smetterà di aumentare e si stabilizzerà attorno agli 11 miliardi entro la fine del prossimo secolo.

Dal punto di vista ambientale, sociale e sanitario il consumo di prodotti di origine animale non è sostenibile, e la questione sarà ancora più grave e urgente con alcuni paesi che si saranno arricchiti, saranno cresciuti sul piano demografico e avranno adottato lo stile di vita dei paesi più ricchi.

L’impatto ambientale dell’industria zootecnica, soprattutto per quanto riguarda il suo ruolo nei cambiamenti climatici, condannerà questo settore alla sua fine. Non basteranno i tentativi di rendere questo settore sostenibile.

Oltre a questo, ci sono altri problemi a livello ambientale causati dall’industria zootecnica, quali: la riduzione della biodiversità, l’erosione del suolo a danno della fertilità dei terreni, lo smaltimento delle deiezioni e degli scarti della macellazione, l’inquinamento delle falde acquifere, la siccità e l’enorme consumo di acqua, la deforestazione, la desertificazione, lo spreco di risorse inclusi i terreni coltivati per i mangimi ad uso zootecnico unito alla necessità di migliorare l’efficienza energetica, il massiccio uso di pesticidi, fertilizzanti, farmaci e altre sostanze sintetiche.

L’aggravamento dell’impatto ambientale e dello spreco di risorse causato dagli allevamenti minaccerà sempre più la sicurezza alimentare globale.

Stando a quello che è lo scenario futuro più probabile, ad un certo punto i governi saranno costretti ad intervenire per disincentivare il consumo di prodotti animali da allevamento. Questo potrà essere fatto attraverso misure come l’eliminazione dei sussidi agli allevamenti, la tassazione dei prodotti animali, campagne informative anche attraverso etichettatura sui prodotti (come è stato fatto per le sigarette e gli altri prodotti del tabacco), il divieto di pubblicizzare prodotti animali, e incentivi alla transizione verso i sostituti vegetali e i prodotti animali da colture cellulari.

L’aumento dei costi di produzione del settore zootecnico con conseguenze sul costo per i consumatori finali darà un grosso contributo all’indebolimento di questa industria.

Così facendo si libereranno significative risorse economiche dei fondi pubblici che potranno essere reinvestite per altri scopi, fra i quali la riqualificazione dei posti di lavoro (già minacciati dal sistema di allevamento industriale, che riduce il numero delle piccole imprese a favore di quelle più grandi, le quali richiedono meno manodopera) e in generale per la ricchezza e l’efficienza dei paesi.

Questa spinta al cambiamento sarà sempre più sostenuta da vari fattori come il miglioramento e la diffusione delle nuove conoscenze sulla nutrizione umana, già in atto, e i relativi vantaggi individuali per la propria salute.

I prodotti vegetali trasformati e analoghi a quelli animali miglioreranno sempre più in reperibilità, costo e appetibilità.

Continueranno ad aumentare le opzioni senza crudeltà nella ristorazione, nelle mense e nei negozi.

Nel frattempo nuove tecnologie sulla produzione di carne e altri prodotti animali coltivati si svilupperanno per raggiungere la qualità richiesta dal mercato e si diffonderanno sempre di più: prodotti sostenibili, senza sfruttamento di animali, meno dannosi per la salute dei consumatori e con standard di sicurezza considerevolmente maggiori. Questo produrrà un impatto significativo sull’industria zootecnica che sarà costretta ad adeguarsi riducendo sempre di più il numero di animali allevati.

I materiali di scarto dell’industria zootecnica, ancora impiegati in diversi settori, potranno facilmente essere sostituiti con le alternative già ad oggi disponibili, inclusi quelli utilizzati come materie prime per la fertilizzazione dei terreni coltivati.

Ci vorrà del tempo, ma ad un certo punto sarà inevitabile: nazione dopo nazione, l’allevamento sarà abbandonato assieme al consumo dei suoi prodotti. La gente non smetterà di mangiare prodotti animali ma quelli che mangerà non deriveranno più dagli allevamenti ma saranno coltivati. Questa sarà la nuova “normalità".

L’abbandono dell’allevamento porterà grossi vantaggi fra i quali l’abbattimento dei costi sanitari dovuti alle malattie legate al consumo di prodotti animali, la prevenzione delle epidemie in cui gli allevamenti hanno un ruolo importante nella trasmissione di agenti patogeni e di zoonosi, nonché dal fenomeno dell’antibiotico-resistenza dovuto all'uso massiccio di questo tipo di farmaci negli allevamenti.

Far riprodurre e uccidere animali per mangiarli non sarà più percepita come una cosa normale.
Ma la crudeltà sugli animali non sarà automaticamente osteggiata dalla maggior parte della gente. In questo senso non si può dire che il mondo sarà già diventato vegan, ma il differente stato di cose renderà molto più probabile che di lì a poco lo diventi a tutti gli effetti.

A quel punto la sensibilizzazione e le informazioni sullo sfruttamento degli animali e sui loro diritti faranno più presa sulle persone per diversi motivi. Sapendo che la crudeltà sugli animali è qualcosa di cui non è responsabile e per cui non dovrà cambiare nulla nella propria vita, la gente sarà molto più disponibile a contemplare il problema etico del carnismo e a riconoscere l’uccisione degli animali per mangiarli come un’ingiustizia. Non sentirà più il bisogno di credere ad una qualche scusa per sentirsi apposto con la coscienza e soprattutto non sentirà più la paura di essere percepita e di percepirsi come diversa dalle altre persone o di mettersi in qualche modo in contrasto con i propri familiari, con gli amici, col mondo intero… A quel punto sarà molto più facile condannare la crudeltà sugli animali e schierarsi completamente dalla loro parte.

Nel frattempo anche le iniziative per gli animali verranno perfezionate e aumenteranno.
Lentamente questo cambiamento coinvolgerà tutti i paesi e sarà una trasformazione su scala globale: un cambiamento di abitudini prima e culturale poi, che porterà allo sviluppo di nuove convenzioni sociali come il riconoscimento dei diritti dei non-umani, il valore del rispetto verso la vita senziente e il tabù dello specismo e della schiavitù degli animali.

Per essere socialmente accettata ogni persona dovrà sostenere le posizioni che oggi sostengono le persone vegane e antispeciste.

L’abbandono dei prodotti di origine animale però potrebbe essere sfruttato come un’occasione per lanciare un nuovo settore, quello dell’entomologia zootecnica, ovvero l’allevamento di alcune specie di insetti e altri artropodi a scopo alimentare. Questo è il rischio maggiore del prossimo futuro, ed è di estrema importanza agire perché sia scongiurato.