Uno dei maggiori ostacoli all’abolizione della crudeltà sugli animali è l’allevamento di insetti.
A causa di questo settore zootecnico, anche qualora la pesca e l’allevamento a scopo alimentare di mammiferi, uccelli e animali marini venissero completamente abbandonati, potrebbero essere allevati e uccisi molti più individui di prima.
In questo modo, persino una volta raggiunto quel traguardo non avremo risolto nulla.
Anzi, sotto certi punti di vista le cose saranno peggiorate! Se i prodotti animali oggi comunemente consumati venissero sostituiti anche solo in parte con prodotti a base di insetti, il numero di vittime sarebbe certamente maggiore, essendo gli insetti molto più piccoli.
Chiaramente non ha senso pensare che lo sfruttamento sia meno grave solo perché si tratta di insetti: non sono le dimensioni, l’aspetto o la specie che contano, ciò che conta è la loro condizione di esseri coscienti e senzienti, cioè quello che sono in grado di sentire e la loro esistenza come individui capaci di esperienza.
Ma cosa sono in grado di sentire gli insetti esattamente?
Trattandosi della più vasta categoria di animali sulla Terra diverse cose potrebbero differire in base alla specie, ancora di più se prendiamo in esame tutti gli artropodi, tra cui ragni e scorpioni.
Comunque tutti gli insetti sono soggetti di esperienza e sono in grado di provare dolore.
In realtà è probabile che questi animali siano in grado di sperimentare molto di più in termini di variabilità di sensazioni, anche di tipo emozionale, e che abbiano maggiori capacità cognitive di quanto non si pensi.
Date le evidenze scientifiche sul piano biologico, etologico ed evoluzionistico, possiamo affermare con un sufficiente grado di sicurezza che gli insetti sono senzienti, perciò vanno riconosciuti loro gli stessi diritti fondamentali a non essere torturati, imprigionati, uccisi e sostanzialmente a non essere usati come cose.
Non esiste alcun tipo di tutela giuridica nei confronti degli insetti.
Quelli allevati a scopo alimentare vengono uccisi per triturazione, per congelamento, per bollitura o per cottura in forno. Negli allevamenti questi animali vivono confinati, forzati nelle relazioni, selezionati geneticamente a fini produttivi e costantemente esposti ad un maggiore rischio di sviluppare malattie. Proprio come avviene negli allevamenti che conosciamo.
Nell’apicoltura industriale ad esempio, a causa del commercio delle api e della loro selezione genetica, questi animali diventano più vulnerabili ad alcuni agenti patogeni e parassiti che si diffondono nelle colonie e vengono trasmessi anche alle api selvatiche e ad altri impollinatori.
L’allevamento di insetti a scopo alimentare viene esaltato come la soluzione ai problemi ambientali e di sostenibilità relativi alla zootecnia che conosciamo. A dispetto di ciò, allevare insetti non è tra i modi più efficienti di produrre risorse alimentari, inoltre esistono varie incognite e alcuni punti critici sia per l’impatto ambientale che per quanto riguarda la salute dei consumatori.
Tuttavia sembra che questi non siano così gravi da renderla un'attività insostenibile.
Ad oggi gli insetti vengono utilizzati più che altro come mangime per altri animali allevati: un trampolino di lancio per il settore dell’entomologia zootecnica.
Certamente non si tratta di una pratica che renderà più sostenibile l’allevamento che conosciamo, al contrario: l’impatto ambientale aumenterà in modo esponenziale.
Per ora l’allevamento di insetti si sta sviluppando in questa direzione dato che non esiste ancora un grosso mercato per il consumo umano diretto. Nel frattempo vengono messe in atto strategie per superare le diffidenze dei consumatori attraverso campagne mediatiche supportate in parte da chi la reputa un’occasione importante per ridurre l’impatto ambientale, ma per lo più finanziate da coloro che hanno interessi economici nel settore.
Una delle strategie attuate per superare l’istintivo disgusto delle persone all’idea di mangiare insetti è quella di camuffare la loro presenza rendendoli farine da unire a pasta, cracker, burger e altri prodotti trasformati.
Coloro che spingono per l’allevamento di insetti a scopo alimentare giocano sulla falsa credenza che se si smette di mangiare carne allora questa debba essere sostituita con prodotti analoghi. Ma come sappiamo non abbiamo bisogno di sostituirla. Per gli esseri umani tutti i prodotti di origine animale sono qualcosa in più: possono essere eliminati e basta senza problemi, e con semplici accortezze si hanno solo vantaggi per la propria salute.
Allo scopo di promuovere l’entomofagia (il cibarsi di insetti) si cerca di trasmettere l’idea che questa non sia una pratica poi così strana e si punta alle similitudini anatomiche con i crostacei, essendo animali che le persone già considerano normale mangiare.
Un’altra strategia consiste nel dipingere l’entomofagia come qualcosa che, anche se non lo sappiamo, è già parte delle nostre abitudini alimentari. Secondo certe “notizie” staremmo già mangiando insetti senza esserne consapevoli: quelli che finiscono per sbaglio nei prodotti alimentari.
Si tratta ovviamente di un’esagerazione. La soglia di tolleranza sulla presenza di insetti nei prodotti è stata stabilita per questioni di sicurezza legate soprattutto alle allergie.
Quasi mai ci sono insetti nei prodotti, e quelli che casualmente ci finiscono non sono la norma ma un’eccezione. Chiaramente non è certo qualcosa di paragonabile all’allevare e uccidere appositamente miliardi di insetti per usarli come ingredienti.
In certi casi, più che di argomentazioni si tratta di retorica finalizzata a persuadere chi legge e ascolta, anche attraverso la distorsione dei fatti, forzando l’interpretazione della realtà e giocando sulla sua percezione.
Il disgusto che le persone provano all'idea di mangiare insetti è comunque una sensazione che potrebbe cambiare con l’abitudine. Anche i prodotti animali già comunemente consumati provocherebbero disgusto ai più se non fosse così comune mangiarli, eppure la società fa in modo che il cibarsi dei corpi e delle secrezioni degli animali venga percepito come “normale”.
Lo stesso, evidentemente, può succedere con gli insetti, nonostante non siano parte delle abitudini e delle tradizioni culinarie di paesi come quello in cui viviamo.
Se è vero che questi animali suscitano spesso un senso di repulsione negli esseri umani è anche vero che destano meno empatia e questo non gioca a loro favore.
C’è il rischio che le persone (in una certa misura anche quelle vegane) diano meno importanza alle ingiustizie nei confronti degli insetti rispetto a quelle verso altri animali.
Tuttavia si può ragionevolmente sperare che in un prossimo futuro i prodotti a base di insetto si trovino sul mercato più o meno contemporaneamente ai prodotti animali coltivati (oltre ai prodotti vegetali analoghi a quelli animali) e che le persone che vorranno scegliere un prodotto di origine animale, preferiscano questi ultimi.
Ogni nuovo prodotto alimentare, chiamato ‘novel food’, prima di essere messo in commercio deve ottenere l’autorizzazione della Commissione Europea su parere dell’EFSA (European Food Safety Authority) la quale esprime un giudizio dal punto di vista nutrizionale e sulla sicurezza alimentare.
Ad oggi l’Europa ha approvato la messa in commercio per il consumo umano di quattro specie di insetti: Locusta migratoria, larva di Tenebrio molitor (larva gialla della farina), Acheta domesticus (grillo domestico) e larva di Alphitobius diaperinus (verme della farina minore).
Per questo settore sono già stati fatti importanti investimenti privati.
Organizzazioni e singoli stanno lavorando in vari modi per creare questo mercato, anche attraverso lo stanziamento di fondi pubblici e privati per incentivi verso questo settore.
I vegani evitano già i prodotti dello sfruttamento e della crudeltà verso gli insetti, come: la seta, la cocciniglia usata per il colorante carminio (E120) e quella usata per ottenere la gommalacca (E904), il miele e gli altri prodotti dell’alveare come polline, propoli, pappa reale e cera d’api, oltre ad altri invertebrati come i molluschi e i crostacei. Lo stesso verrà fatto anche per le farine di insetti.
Queste si potranno trovare praticamente in tutti i prodotti elaborati.
Basterà informarsi e leggere gli ingredienti come facciamo sempre.
Non limitiamoci però a questo, diamoci da fare per contrastarne la diffusione.
E se lo facciamo tramite la sensibilizzazione e l’informazione facciamolo in modo logico, col supporto di ricerche scientifiche, e con una comunicazione il più possibile chiara ed efficace.