Ho partecipato al presidio alla Sfattoria degli Ultimi per alcuni giorni prima di Ferragosto, quando si temeva che da un momento all’altro potesse arrivare l’ASL di Roma accompagnata dalle forze dell’ordine per eseguire l’ordinanza di abbattimento.
Gli eventi della Sfattoria degli Ultimi hanno avvicinato molte persone.
Per proteggere i suidi rifugiati è stata determinante la collaborazione di tante persone,
spesso molto diverse fra loro.
E’ grazie a questa partecipazione e collaborazione che gli animali sono ancora vivi.
Ma non è stato sempre facile, date anche la tensione e la paura di un’imminente
esecuzione dell’ordinanza di abbattimento.
Fino al 12 settembre, data dell’udienza al TAR del Lazio, l’ordinanza di abbattimento è stata sospesa, ma è ancora necessario partecipare a varie attività all’interno del rifugio e non solo. Inoltre non c’è la certezza che gli animali saranno salvi dopo il 12 settembre ma esiste ancora il rischio che l’ordinanza di abbattimento torni ad essere esecutiva, con la necessità che moltissime persone vadano nuovamente a presidiare il rifugio.
Per questo penso sia importante esortare all’autodisciplina volontari e volontarie che partecipano a presidi in condizioni di emergenza, e proporre alcuni suggerimenti sul comportamento migliore da adottare in certi casi e sull'interazione fra le persone presenti alla Sfattoria degli Ultimi. Le indicazioni potranno essere utili anche per altre situazioni di emergenza.
Prima di tutto è imperativo, per chi è presente alla Sfattoria, rispettare gli animali rifugiati facendo attenzione a non assumere comportamenti che possano mettere a rischio la loro sicurezza come avvicinarsi a loro o accedere alle aree delimitate senza i dispositivi di sicurezza per la PSA (Peste Suina Africana), e senza il permesso dei responsabili del rifugio. Inoltre è ovviamente imperativo rispettare le altre persone che partecipano al presidio: non devono essere messi in atto comportamenti aggressivi o discriminatori.
Ritengo che in contesti come quello della Sfattoria oggi, per chi presidia in quanto attivista, sia quanto mai importante partecipare con spirito di sacrificio per la causa, non per protagonismi o vantaggi personali, come ad esempio quello di farsi una vacanza, socializzare o strumentalizzare l’evento a sostegno di una qualsiasi posizione che esula dal rispetto per gli animali.
E’ auspicabile che tante persone partecipino ad iniziative come questa, ma con consapevolezza e senso di responsabilità e non in modo superficiale.
Siccome è facile, in una situazione di questo tipo, ritrovarsi ad avere contrasti con le altre persone, disperdendo energie preziose, ritengo che soprattutto in certi contesti sia meglio fare solo critiche costruttive e solo se necessarie, evitando polemiche e lamentele, piuttosto rendendosi disponibili in prima persona per risolvere i problemi. Occorre essere sì onesti ma tolleranti verso gli altri individui, anche quando sostengono o fanno cose che non condividiamo.
Agli animali servono persone che riescano a collaborare e ad organizzarsi per difenderli, non persone che si criticano e si rimproverano a vicenda sentendosi migliori delle altre. Per questo, a prescindere da chi abbia ragione e chi torto, meglio evitare il più possibile questi atteggiamenti.
E’ importante mettere da parte le antipatie, tollerare gli errori altrui e adottare uno spirito collaborativo e un atteggiamento assertivo e propositivo.
In generale, ma soprattutto nei momenti di maggiore tensione, è fondamentale non farsi guidare dall’emotività ma cercare di essere razionali e non perdere di vista l’obbiettivo.
Altre cose importanti sono:
cercare di essere umili e aperti al punto di vista altrui;
essere consapevoli e giudiziosi nelle proprie scelte;
evitare i pettegolezzi, le maldicenze e i comportamenti che creano sfiducia, sospetti
ingiustificati e discordia;
non fare allarmismo immotivato;
essere sempre gentili ma fermi e sicuri sulle cose necessarie;
cercare di essere quanto più possibile autonomi;
non far sentire le persone in obbligo di collaborare o di svolgere mansioni;
prima di dare la propria disponibilità per un determinato compito valutare se si è in
grado di svolgerlo;
porsi nell’ottica di aiutare a risolvere i conflitti invece di alimentarli; in generale è importante avere l’atteggiamento mentale di chi cerca di evitare di creare problemi.
Infine, ci tengo a ribadirlo, è fondamentale non strumentalizzare l’occasione per sostenere e diffondere una propria idea che esula dallo scopo dell’evento.
I dibattiti e lo scambio di idee sono importanti, ci aiutano a migliorare, ma luoghi come La Sfattoria degli Ultimi oggi non sono adatti per discutere (se non per necessità) soprattutto su argomenti che esulano dal rispetto degli individui non-umani in generale, e dalla difesa dei suidi rifugiati in particolare.
Chiaramente
per fare attivismo vegan è necessario essere vegan ma in contesti di
emergenza come questo è importante accettare anche l'aiuto di persone
non vegane, pur lasciando il coordinamento delle iniziative agli
attivisti e alle attiviste vegan.
In contesti simili è importante non far sentire escluse e giudicate le persone per le loro posizioni e idee, qualunque esse siano, perché serve tutto l’aiuto disponibile per salvare individui come i suidi rifugiati alla Sfattoria, e creare un precedente unico che contribuirà a diffondere il rispetto per tutti gli animali.