
Le iniziative sono le più svariate: attività rivolte ai consumatori, alle aziende o alle istituzioni, attraverso campagne di informazione e sensibilizzazione, proteste e campagne di pressione, azioni legali e istituzionali, salvataggio e azione diretta, ma anche ricerca e sviluppo di alternative allo sfruttamento di animali.
Benché fare attivismo non sia un dovere morale è comunque un’attività estremamente importante ed esistono ottime ragioni per scegliere di farlo. E’ una necessità per gli animali e un merito per chi lo compie.
Essendo vegan si risparmia sofferenza e morte ad un certo numero di animali, ma facendo diventare vegan altre persone questo numero si moltiplica!
Tra gli individui oppressi, gli animali sono i più deboli e non possono organizzarsi e lottare per liberarsi dallo sfruttamento.
Il movimento non può avanzare senza persone che fanno attivismo.
Vediamola anche come un’opportunità: quella di fare qualcosa di importante con il nostro tempo e le nostre risorse. Opportunità preziosissima che avremo sprecato se non facciamo niente.
Limitarsi ad essere vegan equivale solo a scegliere di essere degli umani decenti, cioè fare ciò che è moralmente doveroso.
Diventare attivisti significa invece sfruttare il proprio potenziale per fare ciò che ha più valore.
Oltre agli animali aiuterai anche le persone che vivono una contraddizione, ipocrisia o dissonanza cognitiva, incoraggiandoli ad allinearsi finalmente ai propri valori diventando vegan.
Non farti influenzare da chi dice che l’attivismo non serve o che esiste un’unica forma valida di attivismo. Tutte servono. Tutte sono importanti. La varietà delle iniziative è uno degli elementi di maggiore efficacia del movimento per i diritti degli animali.
Vuoi fare attivismo per gli animali ma non sai quale tipo di attività scegliere?
Fai ciò che più ti piace e in cui riesci meglio.
Sperimenta e scegli ciò che puoi portare avanti con maggiore frequenza, costanza ed efficacia.
Tieni sempre a mente perché lo stai facendo, cioè per risparmiare crudeltà verso i non-umani.
Non facciamo attivismo per sentirci migliori degli altri o per soddisfazione personale. Non mettiamoci in competizione nociva con coloro che fanno un attivismo giusto. Cooperiamo o semmai attuiamo una competizione amichevole incentrata sul fare sempre di più e sempre meglio. E’ importante essere gentili con gli altri attivisti e non essere ingiusti con le persone con cui ci rapportiamo. Non critichiamo ingiustamente l’attivismo altrui e non lasciamoci abbattere da critiche infondate: non facciamoci influenzare senza ragione.
E’ corretto dire che siamo tutti attivisti, sia che scegliamo di esserlo o meno?
Sì e no.
Dipende dall’estensione che vogliamo dare al significato di questa parola.
Esistono cose con cui tutti abbiamo a che fare, e nelle quali possiamo agire per il bene degli animali senza impegnarci in qualche iniziativa più organizzata, come ad esempio:
usare i social network e la comunicazione telematica per condividere informazioni; proporre pietanze vegan ai propri conoscenti; firmare petizioni; preferire acquisti da associazioni o gruppi di attivisti; fare donazioni.
In molti contesti, come ad esempio a lavoro, possiamo dare il nostro contributo, a seconda della professione e delle possibilità che questa offre.
Ma per un attivismo efficace queste cose non bastano.
E’ vero che anche solo il modo in cui scegliamo di affrontare le occasioni che ci si presentano può fare la differenza, ma è vero anche che queste cose non sono paragonabili alla scelta di impegnarsi in qualche iniziativa.
Possiamo cercare di informare e sensibilizzare i nostri familiari e conoscenti, ma fossilizzarci su di loro non serve a niente. E’ importante non sprecare energie cercando di convincere con insistenza chi non può e non vuole capire. Ci sono tante persone là fuori che sono aperte a diventare vegane. Se vogliamo aumentare il numero di vegani dobbiamo raggiungere queste persone.
Alcuni esempi di iniziative possono includere: la lobby verso istituzioni e amministrazioni, la partecipazione a conferenze pubbliche, le attività nelle scuole, la creazione e gestione di siti e iniziative online, il volontariato nei rifugi, la produzione e distribuzione di libri e materiale informativo, il volantinaggio, l’organizzazione di festival, cene benefit e altri eventi, i presidi, le manifestazioni, le investigazioni nei laboratori, negli allevamenti e nei macelli, le petizioni, i banchetti informativi, i corsi di formazione professionale, la proiezione di video e l’outreach.
Non pensiamo però di doverci per forza limitare a certe tipologie di attivismo. Possiamo essere creativi e svilupparne di nuove, sempre puntando all’efficacia per gli animali.
Non è necessario essere in gruppo, si può fare attivismo anche in modo indipendente!
Informiamoci bene e cerchiamo di non essere aggressivi quando facciamo informazione e sensibilizzazione, ma restiamo fedeli alla verità e alla giustizia nei confronti delle vittime non umane di sfruttamento e crudeltà. Non diamo ragione a chi ha torto per paura di contraddirli: molti cercano solo una scusa per non sentirsi giudicati, per credere che l’umanità non sia così ingiusta o per non sentirsi con la coscienza sporca e con un lavoro da fare su se stessi.
E’ bene essere fermi e di polso, e dire le cose come stanno per non tradire le vittime di questa ingiustizia, ma senza mostrarsi dogmatici, ingiustamente ostili o prepotenti.
Ragioniamo anche sui possibili effetti negativi delle azioni, facendo però attenzione a non ossessionarci o limitarci
eccessivamente.
L’attivismo dannoso, quindi da evitare e da
contrastare, è soprattutto quello che strumentalizza il movimento per
ambizioni personali o per altri scopi estranei ai diritti dei non umani.
Non
mescoliamo l’attivismo per i diritti animali con quello per altre cause
perché, anche se può non sembrare, questa scelta danneggia il
movimento.
Rigettiamo quindi i movimenti parassiti. Cerchiamo
anche di evitare di diffondere informazioni scorrette, di ghettizzarci,
di essere poco chiari nella comunicazione, di mostrarci snob, di
sembrare irrazionali e di fare il gioco degli sfruttatori di animali
dando visibilità ai provocatori.
Una strategia efficace può essere quella di coordinarsi nelle azioni e negli obbiettivi, ad esempio attraverso il mese mondiale vegan che si svolge in novembre. Questo per avere maggiore risonanza e per invogliare di più a fare attivismo.
Anche cercare di perfezionare il proprio attivismo attraverso strategie di marketing può essere un buon modo per renderlo più efficace, ma non per forza. Cerchiamo di migliorare sempre di più ma senza lasciare che il meglio diventi nemico del bene.
Un modo per rendere più efficaci le iniziative è quello di sfruttare le abitudini, le tradizioni e la naturale tendenza degli esseri umani a venire influenzati dalla percezione della normalità.
Le persone tendono ad aprirsi maggiormente a ciò che appare come familiare e a conformarsi a ciò che appare come popolare, comune e condiviso, cioè a ciò che ha, o che sembra avere, più consenso.
Cerchiamo quindi di mostrarci numerosi, oltre che accattivanti e organizzati. Mostriamo il veganismo come qualcosa di normale, serio e desiderabile.
A questo scopo può essere utile ricordare che i numeri contano, l’unione fa la forza e la costanza nell’attivismo contribuisce a raggiungere numeri alti. Facciamo quindi in modo che l’attivismo sia sostenibile e adottiamolo come stile di vita da portare avanti ad oltranza.
Per incoraggiare gli altri vegani a fare attivismo cerchiamo di creare un ambiente sereno e di non diffondere discordia, sfiducia e sconforto. Cerchiamo di valorizzare l’inclusione e un’ottimismo basato sull’evidenza. Celebriamo ogni piccola vittoria.
Pubblicizziamo e promuoviamo le iniziative e le azioni grandi e piccole, anche attraverso delle semplici testimonianze di azioni portate a termine individualmente, così da essere d’ispirazione e d’esempio.
Per informazioni e strumenti per l'attivismo visita: