In Italia, sul piano giuridico, gli animali sono ancora definiti 'beni mobili'. Persino quelli che vivono liberi “in natura” sono considerati in un certo senso come delle risorse. In un modo o nell’altro gli animali vengono comunemente trattati come oggetti e considerati alla stregua di proprietà degli esseri umani.
Nella compravendita di animali "da compagnia" questa mentalità può risultare maggiormente evidente anche ai meno attenti, soprattutto quando viene accostata alla possibilità di adottare dai rifugi, dove non c’è un commercio di individui ma un’affidamento e appunto un’adozione.
Questa pratica ha il potenziale di mettere maggiormente in luce l’ingiustizia della schiavitù degli animali, ma allo stesso tempo ha anche l'effetto di normalizzare il trattamento dei non umani come oggetti, facendolo apparire come non eticamente problematico e trasmettendo l’idea degli animali come prodotti che possiamo comprare per un nostro interesse egoistico e di cui possiamo fare un po’ quello che vogliamo, incluso disfarcene quando non ci piacciono più.
Comprando animali si fa inevitabilmente del male a quegli individui che vengono fatti nascere in più proprio a causa dell’incentivo alla vendita generato dall’acquisto, alimentando un sistema di sfruttamento e di violenza: da parte degli allevatori che sottopongono gli animali a riproduzioni forzate, prigionia, allontanamento dei cuccioli dalle madri, e viaggi estenuanti; da parte dei commercianti, che tengono gli animali in gabbie minuscole e non danno informazioni corrette sulla loro gestione e sul loro mantenimento; e infine da parte di chi compra gli animali, per poi far subire loro maltrattamenti e incuria, e che non di rado li abbandona.
Contrariamente agli attivisti e alle associazioni animaliste, allevatori e negozianti non hanno alcun interesse ad assicurarsi che gli animali vadano in buone mani, ma solo a guadagnare denaro.
Gli animali anziani sono tra quelli meno voluti, e difficilmente vengono comprati (o persino adottati dai rifugi). I negozi possono rispedire gli animali invenduti agli allevamenti, inclusi quelli situati in altri paesi. Questo può avvenire per ridurre i costi di mantenimento nei negozi italiani.
Gli allevatori possono riprendere gli animali per tentare di venderli altrove o riutilizzarli per la riproduzione. Tuttavia, una volta tornati agli allevamenti di origine, non ci sono garanzie sul destino degli animali: potrebbero essere utilizzati per la riproduzione o, in alcuni casi, uccisi se considerati "non redditizi".
Gli animali di razza, non solo cani e gatti, sono il frutto della selezione genetica artificiale. Questa pratica, che mira ad ottenere caratteristiche specifiche (per scopi produttivi, estetici o comportamentali) è stata messa in atto su tutte le specie degli animali sfruttati dagli esseri umani, rendendoli però naturalmente predisposti ad un maggior rischio di sviluppare disturbi e malattie.
Alcuni degli animali messi in vendita non potranno mai vivere una vita degna: privati della loro libertà e costretti in ambienti troppo piccoli, ben diversi dai loro habitat naturali. Pensiamo per esempio agli uccelli, ai pesci e alle tartarughe d’acqua che hanno bisogno di spazi molto più grandi di quelli che possiamo offrirgli nelle nostre case.
E’ giusto adottare gli animali che non hanno la possibilità di vivere liberi. Anche se la loro libertà è limitata, adottarli è comunque la cosa migliore, nonché l’unica, che possiamo fare per loro.
Invece gli animali che vengono venduti sono fatti nascere apposta per trarne profitto. In questo modo vengono condannati ad una vita di prigionia solo per far guadagnare allevatori e commercianti, nonché per il capriccio dei clienti.
I rifugi non sono da confondere con le realtà di sfruttamento, ovvero con le strutture create e mantenute allo scopo di guadagnare sulla pelle degli animali tramite sovvenzioni pubbliche e/o da privati, come ad esempio i canili lager e le fattorie didattiche che appunto acquistano e fanno riprodurre animali per trarne profitto, e che promuovono il loro sfruttamento.
Negli ultimi anni, in Italia, si è diffusa la pratica delle mostre itineranti di cani e altri animali "d’affezione”, dove cuccioli di varie specie e razze vengono esposti a scopo di lucro, tramite la vendita di biglietti e per incentivare futuri acquisti (dato che la vendita diretta durante l’evento è vietata).
La vendita di animali è una delle cause principali del randagismo. Un’altra causa tra quelle principali è la mancata sterilizzazione.
La maggior parte degli animali “da compagnia” che vengono abbandonati (per strada o nei rifugi) sono stati precedentemente acquistati da negozianti o da allevatori. Molti dei cani e dei gatti randagi che vivono per strada o nelle colonie subiscono aggressioni, incidenti e muoiono di malattia. Circa la metà di quelli presenti nei canili e nei gattili italiani non vengono adottati e trascorrono la loro intera vita nella struttura.
Se invece di comprare animali le persone adottassero quelli che attendono nei rifugi, quasi tutti potrebbero essere adottati (senza contare che ci sarebbero già in primo luogo molti meno animali abbandonati).
Se invece di comprare animali le persone li adottassero tramite le associazioni che li salvano dalla vivisezione, molti più animali sfruttati in questo settore potrebbero essere riabilitati e salvati invece di essere uccisi dopo gli esperimenti.
E’ quindi fondamentale non comprare animali e non farli mai riprodurre. Inoltre gli animali non vanno mai regalati: non si tratta di oggetti, ma di individui sensibili con dei bisogni e dei diritti, la cui adozione deve essere una scelta individuale e ponderata da parte di chi adotta perché si tratta di una responsabilità importante che ci si deve assumere in modo consapevole.
L’idea di riscattare economicamente gli animali togliendoli da una situazione di sfruttamento attraverso il loro acquisto è sbagliata perché danneggia altri animali. Anche se lo si fa con l’idea di salvare un animale, comprandolo se ne stanno di fatto condannando altri e si sta alimentando il problema.
L’unica eccezione riguarda quelle rare circostanze in cui si ha la certezza che l’allevamento o il negozio sta chiudendo per sempre. Solo in questo caso è giusto acquistare gli animali se questo è l’unico modo per salvarli. Tuttavia è fondamentale fare molta attenzione, perché non è facile avere la certezza che l’allevamento o la vendita di animali siano davvero terminati, ed è sempre meglio cercare un altro modo per salvarli, evitando di dare denaro ai loro sfruttatori e di trasmettere l’idea che si possa trarre vantaggio dal loro allevamento o dalla loro vendita.
Volantino di AgireOra Edizioni che spiega in modo chiaro e sintetico perché comprare animali è sbagliato:
https://www.agireoraedizioni.org/materiali/volantino_no_acquisto.pdf
Opuscolo di AgireOra Edizioni, pensato per i bambini, che spiega perché non si devono mai comprare animali ma solo adottare quelli abbandonati:
https://www.agireoraedizioni.org/materiali/bambini-animali-affezione-low.pdf
Sito dell'associazione "La Collina dei Conigli" che si occupa del recupero e della ricollocazione di animali provenienti da laboratori di sperimentazione: