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21 maggio 2025

Il Reducetarianismo È Davvero più Efficace del Veganismo?

Il reducetarianismo è un tipo di alimentazione che punta a ridurre il consumo di prodotti di origine animale indipendentemente dalle quantità e dalle motivazioni.

Alcune persone sostengono che quella di promuovere il reducetarianismo sia una strategia giusta e più efficace nel salvare animali rispetto alla promozione del veganismo.

L’argomentazione principale a sostegno di questa tesi consiste nell’idea che si salvino più animali esortando le persone a ridurre il proprio consumo di carne, latticini e uova, che non a diventare vegan. Questo perché sarebbe più facile spingere le persone alla riduzione piuttosto che alla totale eliminazione del consumo di prodotti animali, a causa della maggiore propensione a modificare le proprie abitudini quando i cambiamenti da mettere in atto sono più piccoli; e spingendo molte persone a ridurre si possono salvare più animali di quanti se ne salvino facendo diventare vegan un numero inferiore di persone. Inoltre, spesso un cambio nel proprio comportamento facilita ulteriori progressi, nonché una graduale trasformazione nella mentalità e nell’approccio alla tematica. Ciò renderebbe la diffusione del reducetarianismo una strategia più efficace anche allo scopo di diffondere il veganismo stesso.

Sulla base di queste argomentazioni viene ritenuto dogmatico e controproducente insistere con quelle che vengono definite come delle "pretese di coerenza e di purezza irrealistiche” e molto più pragmatico invece invitare la gente a ridurre il proprio consumo di prodotti di origine animale.

Tralasciando il fatto che non si tratta di purezza o di coerenza ma di semplice decenza morale, c’è prima di tutto da chiedersi se questa strategia possa davvero portare le persone a ridurre il proprio consumo di prodotti animali.

A sostegno di queste argomentazioni vengono citati studi che dimostrerebbero la maggiore disponibilità e propensione delle persone a fare piccoli cambiamenti nelle proprie abitudini piuttosto che cambiamenti più radicali.

Prima di tutto va detto che la maggior parte di questi studi non sono incentrati sul veganismo o sulla riduzione del consumo di carne, latticini e uova, ma su altri comportamenti che riguardano soprattutto la tutela della salute o dell’ambiente. Molte delle evidenze disponibili sulla modificazione del comportamento umano non sono automaticamente applicabili al veganismo o al reducetarianismo. Occorre poi tenere conto del fatto che ci sono diverse ragioni per cui certi studi potrebbero essere falsati e inaffidabili, dato che, ad esempio, spesso i risultati non si basano su osservazioni dirette ma sulle dichiarazioni dei partecipanti.

Contrariamente a ciò che può sembrare, a volte serve più forza di volontà a ridurre che non ad attuare un cambiamento totale e definitivo. La scelta di ridurre il consumo di prodotti animali richiede pianificazione, memoria e motivazione. In certi casi è più difficile stabilire dei criteri, sentirsi motivati e praticare l’autodisciplina, piuttosto che assumersi un impegno netto e chiaro cambiando abitudini una volta per tutte. E’ facile invece cedere alla tentazione di fare continue eccezioni, finendo di fatto per consumare come prima, soprattutto considerando le influenze sociali esistenti.

Questo sotto l’aspetto pratico. Ma ancora più determinante è quello teorico. Infatti il reducetarianismo non aiuta a capire che non abbiamo alcun diritto di sfruttare, uccidere e mangiare animali. Non aiuta a capire l’importanza della vita e dei diritti degli animali, l’urgenza morale della loro liberazione e il peso delle proprie responsabilità. Quando non si è abbastanza consapevoli del perché del veganismo, evitare il consumo di prodotti animali può essere percepito come difficile. Diversamente da chi diventa vegan, è probabile che chi cerca di ridurre viva questa scelta come una continua rinuncia.

La difficoltà che si può percepire nel diventare vegan è dovuta molto di più alla mancanza di motivazione e di consapevolezza che non ai meri aspetti pratici della comodità, del gusto e delle abitudini.

E’ vero che molte persone che riducono possono risparmiare più animali rispetto a poche persone che diventano vegan, ma questa argomentazione non tiene conto di tutti gli altri aspetti del comportamento di un vegano che difficilmente trovano una corrispondenza in chi si limita a “ridurre”, fra cui: la smentita di false credenze sulla necessità di nutrirsi di prodotti animali, il potenziale attivismo, nonché gli altri tipi di sfruttamento e di crudeltà su animali (oltre a quelli per fini alimentari) a cui una persona vegan non partecipa. Per questo l’equivalenza tra gli animali risparmiati da un vegan e quelli risparmiati da più persone che riducono è solo apparente e diventa via via sempre più difficile capire lo sviluppo dei due scenari nel lungo periodo.

Qualcuno sostiene anche che l’etichetta di ‘vegano’ può intimorire e allontanare perché può sembrare troppo difficile vista la portata delle abitudini da cambiare.

Non si può escludere che alcune persone attraverso il reducetarianismo vengano aiutate a diventare vegan, superando così eventuali paure e difficoltà dovute al cambio di abitudini o ai pregiudizi esistenti sul veganismo e sulla necessità di mangiare prodotti animali, ma verosimilmente si tratta di casi molto rari. Non è certo che il reducetarianismo porti veramente a salvare animali, e ancora meno credibile è l'idea che possa agevolare la diffusione del veganismo.

In realtà le persone sostengono quasi sempre di aver ridotto il loro consumo di carne e altri prodotti di origine animale. Si raccontano storie da sole che le fanno sentire brave persone. Tutto ciò che sembra fare il reducetarianismo è aiutarle a trovare una storia da raccontare a se stesse, senza apportare alcun reale cambiamento nel loro comportamento e nella loro mentalità. Se dici di mangiare meno carne, latte e uova, anche se la quantità che consumi non è effettivamente diminuita, puoi convincerti che sia vero. Se invece dici di essere diventato vegano o di non mangiare più prodotti animali, pur continuando a mangiarli, allora sai di stare mentendo a te stesso.

Probabilmente chi afferma di aver ridotto il proprio consumo di prodotti animali, o che intende farlo, quasi mai lo fa davvero. Il più delle volte si illude di starlo facendo, e magari lo manifesta al solo scopo di giustificarsi o apparire virtuoso. Anche quando si ha davvero intenzione di ridurre, è facile cedere alla tentazione di conformarsi alle influenze esterne e alla comodità di non cambiare abitudini.

Non è che ci sia poi tanto bisogno di convincere i non vegani che ridurre sia una cosa possibile e auspicabile. C’è bisogno invece di convincerli del fatto che consumare prodotti animali è sbagliato, che continuare a vedere gli animali come cose da possedere è sbagliato, e di rassicurarli del fatto che sia possibile eliminarne completamente il consumo senza subire danni alla propria salute (oltre che invogliarli cercando di rendere il veganismo più facile, più persuasivo e meno “spaventoso”).

Per quanto riguarda lo sfruttamento e la crudeltà sugli animali, molte persone sono in una costante fuga dal riconoscimento delle proprie responsabilità e in una costante ricerca di scuse e razionalizzazioni per ciò che viene fatto agli animali e per la propria partecipazione in questo. Non è certo fornendo loro una scusa per sentirsi apposto con la coscienza (in realtà non cambiando nulla nel proprio comportamento) che contribuiremo a salvare animali o ad avvicinarci alla liberazione animale.

Affermando che allo scopo di rispettare gli animali si può anche solo ridurre il proprio consumo di prodotti animali e non necessariamente diventare vegan, si sta dando inevitabilmente il messaggio che lo sfruttamento e la crudeltà sugli animali "con moderazione" siano cose accettabili, e che i diritti degli animali e il valore della loro vita non siano davvero importanti. Questo è un ulteriore problema di cui tenere conto.

Forse la scelta migliore è quella di concentrarsi sul rispetto degli animali per quanto riguarda il veganismo, e lasciare al reducetarianismo le altre motivazioni, come quelle della salute e dell'ambiente.

Se correttamente e sufficientemente stimolate, le persone che sono in qualche modo interessate al rispetto degli animali probabilmente punteranno a diventare vegan, mentre quelle che non lo sono difficilmente punteranno anche solo a ridurre il proprio consumo di certi prodotti a questo scopo. E’ molto più probabile che siano temi come la tutela dell’ambiente o della salute a invogliare alla sola riduzione (motivazioni comunque meno vincolanti, meno categoriche e meno coinvolgenti rispetto a quella etica).

Per tutti questi motivi, esortare a ridurre può avere un senso e un’utilità quando si parla di temi come quello della salute e dell’ambiente, non quando si tratta di rispettare gli animali. In questo caso però è opportuno esortare alla riduzione di tutti i prodotti animali, e non alla riduzione o eliminazione solo di alcune tipologie, altrimenti le persone tendono ad aumentare il consumo delle tipologie che non hanno deciso di ridurre o di eliminare, vanificando gli effetti positivi. Inoltre servono obbiettivi di riduzione standardizzati e chiaramente identificabili per cercare di rendere effettiva e vincolante la scelta di ridurre, e in qualche modo puntare comunque all'eliminazione del consumo dei prodotti animali.

Almeno finché chi promuove il reducetarianismo continuerà a fare leva anche sulla considerazione morale degli animali, e il movimento vegan continuerà a fare leva anche su motivazioni come la tutela della salute e dell'ambiente, esortare a diventare vegan è la scelta migliore, perché non disincentiva la riduzione, e allo stesso tempo incentiva a diventare vegan, aumentando anche le possibilità che queste stesse persone si oppongano anche alle altre forme di sfruttamento e crudeltà sugli animali.

In generale, promuovere l'alimentazione vegan non diminuisce le possibilità che, in conseguenza del nostro attivismo, le persone riducano il loro consumo di prodotti animali, mentre invece promuovere il reducetarianismo riduce le possibilità che le persone adottino l'alimentazione vegan.

Ma alla fine, plausibilmente, la maggior parte dei non vegani che riducono il loro consumo di prodotti animali lo fa per compiacere i propri amici e familiari vegani, oltre che grazie ad una maggiore disponibilità di opzioni vegane nei negozi e nei ristoranti, e a causa delle ormai diffuse argomentazioni sulla salute e sull’ambiente (soprattutto quando vengono da fonti non vegane in quanto vengono percepite come meno di parte e più affidabili).